Articolo apparso sul numero monografico della rivista Oltre-Confine Astrologia (n°14, dicembre 2014)
L’uomo (…) non vive più in un universo soltanto fisico, ma in un universo simbolico. Lingua, mito, arte e religione sono parti di questo universo, sono i fili che costituiscono il tessuto simbolico, l’aggrovigliata trama dell’umana esperienza. Ogni progresso nel campo del pensiero e dell’esperienza rafforza e affina questa rete.
(Ernst Cassirer, “Saggio sull’uomo)
E’ da tempo immemore che l’essere umano tenta di dare un Senso ed una Voce al proprio vissuto, sia che esso derivi da eventi esterni, sia che prenda forma attorno a sensazioni ed emozioni. Il confronto tra quello che si “sente” e quello che accade all’esterno il più delle volte dà vita alla necessità di trovare degli strumenti per descrivere quello che si sta vivendo, essendo il mondo interiore soggettivo il più difficile in assoluto da comunicare. Sull’incomunicabilità si sono già spese pagine di letteratura, sia nella semantica che nella poesia.
L’Astrologia, checché ne dicano i suoi detrattori, è uno di questi strumenti. Filo di Arianna per elezione per l’uscita dal labirinto del Minotauro, rappresenta anche la tela perfetta per ricamare le storie delle vicende umane e per dare forma e consistenza alla narrazione.
Già nel 1966 il filosofo francese Georges Gusdorf osservava giustamente che l’Astrologia fu ed è “un modo privilegiato di razionalizzare il reale”, “una interpretazione sistematica dei fenomeni” che attraverso “una trama di interrelazioni causali” offriva ed offre una risposta all’esigenza di totale “intelligibilità del mondo”. Muoversi tra Simboli astrologici e Archetipi, con cui l’astrologia lavora, offre la possibilità unica di osservare il mondo con altri occhi, liberi per qualche istante del razionalismo e positivismo operante, e di avvicinarsi ai contenuti astrologici in uno stato d’animo particolare ed unico che permette di intraprendere un viaggio all’interno della propria Anima.
Contattare il Profondo tramite l’Emozione
Due di questi Simboli, la Luna e Plutone, sono l’emblema dell’infinitamente vicino e dell’irraggiungibilmente lontano, due punti che alla fine tendono a convergere e a fondersi quando si incontrano nel tema di nascita. E’ importante precisare che il modo in cui questi due pianeti si esprimono dipende da molti fattori, il più importante dei quali è sicuramente il sesso del possessore.
La Luna, signora del primo segno d’acqua dello Zodiaco (Cancro) rappresenta, come insegna Lidia Fassio, l’immagine primaria che il bambino forma di se stesso vedendosi riflesso negli occhi della madre.
Il mondo alla nascita è troppo alieno e caotico, non ci sono esperienze che permettano di codificare quello che avviene all’esterno ed è quindi necessario che esso venga filtrato ed interpretato da una figura di riferimento che permetterà di calibrare le reazioni ad esso. E questa calibrazione avverrà soprattutto tramite le emozioni. Le emozioni, primitive seppur sofisticate, saranno la base da cui poi prenderà forma la percezione del mondo, ma non rappresentano ancora un discorso su di esso, ovvero una sua rappresentazione cognitiva. Quest’assenza di discorso caratterizza tutti i segni d’acqua in cui è il “sentire” ad essere in primo piano.
Plutone, signore del secondo segno d’acqua (Scorpione), è uno degli archetipi più difficili da vivere a causa della sua natura inafferrabile e invisibile e ben si presta ad essere l’incarnazione di tutte le pulsioni e degli istinti non socializzabili. E’ con Plutone che le emozioni rimosse dalla sfera conscia possono tornare finalmente a galla affinché sia possibile fare chiarezza.
Mentre con la Luna l’Io è in via di formazione, ovvero è in Potenza, quando incontra Plutone l’Io è già formato, ma brama e allo stesso tempo teme di venir mondato di tutte quelle parti non autentiche che la persona ha dovuto indossare per venir accettato dal proprio ambiente. Ma c’è un aspetto in comune, che rappresenta sia un punto di forza che una debolezza, nell’incontro di questi due pianeti, ed è qualcosa di legato alla loro comune reggenza sull’elemento Acqua: è qui che questi due pianeti possono metaforicamente specchiarsi l’un l’altro, essendo entrambi porosi e senza confini.
Limite estremo, Plutone è Simbolo anche di morte, preludio della rinascita, a patto che l’Eroe (o l’Eroina) accetti di sfidare il drago.
Gli aspetti che si creano tra Luna e Plutone, lungi dall’essere l’unico modo per arrivare ad una maggiore consapevolezza, danno vita però ad una tipologia particolare di Eroi. Essi si sentono vittime di un’amputazione, sentono di essere stati deprivati di qualcosa che però non riescono a mettere a fuoco ed è proprio per trovare questo “qualcosa” che percorreranno la strada maestra della Conoscenza di Se Stessi accettando di affondare nelle proprie emozioni, di lasciarsi contaminare da quello che dai più viene ritenuto impuro e cattivo, ma accettando altresì di affrontare il Drago e riprendersi quello che è sempre stato loro e che è intimamente connesso con il Potere Personale che Plutone rappresenta.
Il problema cardine degli aspetti Luna-Plutone si nasconde nella doppiezza del secondo in combinazione alla porosità e capacità di ritenzione della prima. Quello che si “sente” e che non ha nome non è facilmente affrontabile ed assume sempre una doppia valenza, lasciando la persona in balìa di emozioni contrastanti che a rigor di logica non dovrebbero poter co-esistere. Per affrontare questo mare di emozioni nere non funziona nessuno dei sistemi di difesa tanto cari all’Io. Anzi, sarà proprio l’arrendersi alla loro esistenza, accettando che ci siano delle parti indipendenti e non integrabili, ad essere la chiave di volta.
Scrive Mark Hedsel nel suo romanzo “L’Iniziato”, che
“Chi ha imboccato la via dello sviluppo prima o poi dovrà affrontare il proprio doppio dentro di sè” e che la visione di questo doppio, descritto anche da William Blake con il termine di Spettro, provoca spesso terrore ed angoscia, nella consapevolezza che “percorrendo la Via ci si rende conto di essere sempre e ovunque accompagnati da un morto, un morto astuto, che non vede l’ora di usurpare il potere del tuo essere.”.
Nonostante la descrizione sia romanzata, questa consapevolezza si adatta perfettamente alle dinamiche plutoniane qualora affondino le radici proprio nel mondo lunare.
Con i contatti tra Luna Plutone nel tema personale avviene quindi l’incontro con la parte più istintuale del Femminile e questo confronto è tanto più difficile se si tiene conto del fatto che noi occidentali siamo ormai vittime di una rimozione dei valori femminili della personalità, avendo privilegiato atteggiamenti più maschili ed attivi. E’ difficile accogliere, lasciarsi sommergere da emozioni ritenute a ragione “indomabili” e, soprattutto, non perdere la speranza che in fondo al pozzo nero possa esserci qualche luce a rischiarare la tenebra.
L’esito dell’incontro dipenderà in larga misura dalla capacità della persona in possesso dell’aspetto di assumersi la responsabilità della propria vita e del suo vissuto e di smettere di proiettare all’esterno su nemici designati quello che invece è frutto solo di un mondo interiore da integrare. E’ un appuntamento con l’immensità dell’inconscio, che immobilizza e spaventa, specie se si percepisce la sua assenza di confini e l’impossibilità, quindi, di qualsiasi contenimento: l’esito non è mai scontato, l’eroe e l’eroina dovranno percorrere tutto il viaggio e bere fino all’ultima goccia l’amaro calice se accetteranno la sfida della personalità in crescita. E tutto questo fa paura e la tentazione di manipolare la realtà (e quindi anche le persone a fianco), allo scopo di diminuire un’angoscia senza forma, sarà fortissima.
L’origine di queste sensazioni, trattandosi del contatto con il mondo lunare, è ovviamente il materno, ma all’interno di questa definizione il ruolo genitoriale della propria madre rappresenta solo l’apice di un complesso archetipico molto più vasto, che è appunto quello legato alla Grande Madre che, assieme a Plutone, assume le fattezze della Madre Terribile, ovvero il Drago alchemico che andrà domato e contenuto sviluppando un Io forte, ma non rigido. Non ci sono ovviamente ricette magiche per sostenere prove di questo tipo, sebbene chi ha questi valori nel tema sappia quasi istintivamente che è necessario riuscire a trovare una guida esterna che il percorso lo abbia già fatto e che sappia, se non altro, dare un nome a tutto quello che viene vissuto nell’interiorità. E’ una via che, per molti versi, assomiglia allo scontro con il guardiano della Soglia, ad una delle Iniziazioni a cui l’Anima si avvicina, a quello che Keith Dowman descrive nel capitolo relativo al Tantra interno che rappresenta:
“la presa di coscienza individuale della condizione umana (che) è il primo passo verso il potenziamento della pienezza del momento. La sofferenza è accettata sia intellettualmente che emotivamente come una realtà inevitabile, parte integrante della vita, da utilizzare più che da evitare. L’azione è espressione assoluta dell’essere più che un mezzo finalizzato come i comportamenti convenzionali e le azioni sociali e morali imposte da un Io manipolatore.”.
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