“Bruciando la Strega! L’iniziazione della Dea e la guerra tra gli Asi e i Vani”
di Maria Kvilhaug
(traduzione di Irene Zanier e Elena Albanese
illustrazioni di Elena Albanese)
(SECONDA PARTE)
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Una storia di iniziazione: la Dea come prima Iniziata
Nel poema, Gullveig viene bruciata e pugnalata da “loro” o “essi”. Noi non sappiamo chi siano questi “loro”, sappiamo solo che accadde nella sala di Odino, presumibilmente in sua presenza. Non viene detto nulla sull’aggressione o sul trattamento violento da parte degli Asi, possiamo solo leggere tra le righe che Odino è presente e osserva la grande impresa della sconfitta della morte ad opera di Gullveig.
Dopo essere stata pugnalata e bruciata tre volte, Gullveig ancora si erge viva e luminosa. Con il suo nuovo nome, Heidr, avanza da adesso in poi come chiaroveggente, donna “iniziata del bastone”, e opera nella società compiendo il suo ruolo accettabile, seppur liminale, di völva. Queste funzioni erano solitamente eventi positivi nei quali il destino poteva essere visto con chiarezza e anche modificato in meglio. Le donne erano particolarmente importanti nei rituali del seidr, una pratica essenzialmente femminile, il che spiega in parte perché le “cattive” (magicamente inclini) donne l’amassero tanto.
Quello che viene realmente narrato è una storia iniziatica – la prima e maggiore iniziazione dei mondi – l’iniziazione che ha portato alla sconfitta della morte stessa.
L’iniziazione pagana, che fosse tribale, mistica o sciamanica, comportava sempre una prova di morte più o meno simbolica. L’iniziazione aveva a che fare con la rinascita come esseri nuovi e potenti e, per poter rinascere, bisognava morire. Le prove potevano essere la rievocazione simbolica dove giocava un ruolo fondamentale l’immaginazione stessa che avrebbe portato l’esperienza della “morte” – o potevano essere prove reali, dure, che avevano un effettivo esito finale.
L’esperienza della morte avrebbe portato l’iniziato/a a un differente stato di coscienza in cui, lui o lei, avrebbe quindi appreso qualsiasi sapienza fosse comunicabile nello stato di non-morto e non-vivo. La reintegrazione in società era accompagnata da un nuovo status e spesso da un nuovo nome – i religiosi di professione sarebbero usciti dalle prove iniziatiche come sciamani pienamente in grado di volare, sacerdoti o altri “officianti”, potendo compiere il loro dovere in società.
Ora, Gullveig che affronta le prove combacia perfettamente con l’ipotesi dell’iniziazione mortale. Esce viva dalle prove, portando con sé un nuovo nome che denota la sua luminosità, pronta a viaggiare per i paesi come iniziata: la völva. “L’aggressione” e il “cattivo trattamento” di Gullveig possono essere così visti sotto un’altra luce: non dobbiamo affatto cercare un aggressore o uno stupratore. I “Loro” che pugnalano e bruciano la strega sono dello stesso tipo di “coloro” che pugnalano e appendono Odino nel suo rito iniziatico nel poema successivo, l’Hávamál.
La völva Gullveig-Heidr, una maschera della Grande Dea Freya, ha compiuto una grande impresa: ha sconfitto la morte attraverso il seidr.
Il Seidr è, dopo tutto, l’abilità di plasmare il destino di una persona e il fato finale è la morte. Al principio del tempo, dopo la creazione degli umani e dopo che il fato è stato inscritto sull’Albero Cosmico dalle tre norne, la Grande Dea nella sua ipostasi di völva provoca il primo rito iniziatico conosciuto nell’Edda Poetica.
Proprio come la dea greca Demetra, dopo aver sconfitto la morte portando la propria figlia nuovamente in vita dal Regno dei Morti e dando luogo al primo dei misteri di iniziazione di Eleusi, allo stesso modo la dea norrena Freya dà vita a misteri iniziatici che hanno a che fare con l’immortalità facendo di sé stessa la prima iniziata e la massima maestra iniziatrice.
L’iniziazione della Dea: individuare lo schema
Ciò che le stanze di Gullveig/Heidr/Freya descrivono è, senza dubbio, una iniziazione. Le stanze seguono lo schema rituale iniziatico universale, in ogni suo passaggio. La donna chiamata Bevanda Dorata (Gullveig), il che denota la sua consacrazione divina, patisce delle prove quali la perforazione con le lance e il rogo sul fuoco. Questa è una morte rituale che ci viene tramandata simile a quella successivamente descritta per Odino, appeso e pugnalato, per poter diventare “saggio”. Come indizio di iniziazione riuscita, essa sopravvive alle prove e diviene una praticante perfettamente in grado di volare: una völva, un titolo all’epoca noto e molto onorato per una donna in grado di praticare il Seidr.
Come è comune in rituali di questo genere, ella ottiene un altro nome dopo le prove: è ora chiamata Heidr, la Splendente, probabilmente ad indicare il suo stato illuminato. Il nome può anche significare “Brughiera” (“Heath”, ndt), essendo la brughiera il simbolo stesso del rito pagano del Seidr poiché veniva praticato all’aperto nella natura incontaminata. Come ogni vera völva, inizia la propria carriera viaggiando tra gli insediamenti dei popoli per offrire i propri servizi, per insegnare e guarire. Siccome il Seidr era un’arte femminile, era ovviamente molto richiesta dalle donne.
Questo è il vero significato della storia della donna torturata nelle sale del Sommo. È una storia di iniziazione femminile, un racconto raro in un libro che parla principalmente di misteri maschili. Ma viene raccontata, perché la storia è cruciale. Perché è la storia del principio, di ciò che è originariamente accaduto nelle sfere divine, spiegando il perché delle cose poi accadute in Terra.
La Dea stessa è entrata nelle sale degli Asi maschi e ha mostrato loro il suo potere: il potere di dominare la morte. Nel pantheon norreno, gli dei maschili non sono immortali. Dipendono semmai dalla concessione delle mele ringiovanenti della dea Idunn – il cui nome significa “Colei che ritorna” ed è, di certo, un’altra sfaccettatura di Freya, la grande Signora delle Resurrezioni.
Questo evento cosmico maggiore – la prima dimostrazione di come dominare la morte – accade mentre Odino può vederlo. Egli non è inorridito dal suo comportamento. “Coloro” che l’hanno torturata non sono i suoi servi che mirano a punirla per la sua stregoneria. Sono dello stesso tipo di “coloro” che più tardi inizieranno anche lui attraverso le prove mortali.
Egli desidera imparare da lei. Egli vuole conoscere il segreto dell’immortalità. La sua ricerca, le sue prove e la sua battaglia, il suo desiderio per la Dea della resurrezione è tutto ciò di cui parla l’Edda Poetica.
Chi erano i Vani?
Freya, nella forma di strega, si lascia pubblicamente iniziare attraverso una prova che prevede l’essere bruciata e pugnalata, mostrando agli Asi che è possibile sconfiggere la morte stessa attraverso il potere del seidr. Questo accade nella sala del Sommo, cioè nel Valhalla di Odino, dove la Dea condurrà, più tardi, i suoi iniziati. Questo accade prima o durante la guerra tra Asi e i Vani.
Ciò che è mostrato è un invito, e cui Odino reagisce nell’unico modo che conosce: muovere guerra al popolo di Freya, i Vani. Egli “getta una lancia” contro i Vani – una metafora poetica per descrivere l’istigazione alla guerra. È la prima guerra nel mondo.
Nessuno sa chi fossero i Vani realmente. Non corrispondono certamente all’immagine ordinata proposta da Snorri. Ci sarebbero dovuti esserci tre mondi – quello degli dei degli Asi ad Ásgardr, quello degli umani a Midgardr, e quello dei troll, dei giganti, degli orchi e dei Thurs di Jotunheimr.
Ovviamente questa visione dell’universo è iper-semplificata. Alcuni poemi si riferiscono a dodici diversi mondi nei cieli. Nove di essi sono governati dalla Morte, i tre superiori dagli immortali elfi luminosi. Snorri risolve il problema parlando di diversi cieli dei quali Ásgardr è soltanto uno. Tuttavia i Vani rimangono esclusi. Alcuni studiosi dicono che essi erano dei della terra e della fertilità, altri credono che fossero probabilmente il pantheon di una tribù diversa e che la “tregua” tra le due tribù di dei riflettesse una tregua reale e la mescolanza di due diverse tradizioni religiose. Questo è certamente possibile ed è sempre molto eccitante immaginare un tempo, millenni fa, dove i patriarcali indo-europei Asi (Snorri li identificava come “Asiatici”) incontrarono i matrilineari antichi europei Vani, e come le due culture infine si mescolarono l’una nell’altra.
Io credo, comunque, che se ci perdiamo nelle speculazioni storiche (alcuni direbbero pseudo-storiche), perdiamo di vista alcuni punti molto importanti, vale a dire che la mitologia, che emerge migliaia di anni dopo nelle Edda, veicola in realtà un messaggio a pieno titolo, e può essere letta indipendentemente da qualunque visione storica che potremmo avere circa la sua origine. La mia idea è che ai miti non interessa svelare un frammento della storia lineare – essi cercano di svelare un mistero che trascende tutto ciò- un mistero del vero significato dietro la vita, la morte e il fato stesso.
Gli Asi: divinità dello spirito, della mente e della passione
È per questo che dovremmo riferirci ai poemi stessi e a quali differenti tipi di ruoli Asi e Vani hanno al loro interno.
Gli Asi originali hanno tutti nomi e funzioni che sono, in un certo senso, “spirituali”. O sarebbe meglio dire che sono connessi al mondo della mente e della ragione. Il nome di Odino denota poesia, estasi e spirito/soffio. È colui che dona il respiro e lo spirito all’umanità. I suoi fratelli sono chiamati Vili – “Volontà/intento” e Vé -“stupore”. I tre nascono insieme come trinità, aspetti l’uno dell’altro. Tra gli altri dei vi è Bragi, che è il dio della poesia, e perciò è ovviamente un ulteriore aspetto di Odino stesso, la Poesia. Un altro aspetto di Odino è Tyr, dio della guerra e della strategia.
Infatti, gli Asi sembrano essere puri aspetti di Odino, lo Spirito, che rappresenta il mondo della mente: poesia, estasi, volontà, intento, stupore, pensiero, creatività artistica, strategia e guerra.
Le trinità inoltre si riflettono tra loro: Odino, Vili e Vé costituiscono la trinità di Spirito, Volontà e Stupore.
Odino, Bragi e Tyr costituiscono la trinità di Spirito, passione artistica e pensiero strategico.
C’è una terza trinità costituita dal terzetto Odino, Loki e Thor.
Loki è un personaggio complesso, difficile da individuare; tutto sommato il suo nome potrebbe derivare da Logi, il fuoco, ed è indubbiamente una figura focosa, governata dalle sue passioni e creativo fino al midollo. È figlio della Terra, chiamata “Isola di Foglie”, e di un padre che viene descritto come qualcosa che punge e viaggia. Egli mescola il suo sangue con quello di Odino e i due erano una volta vicini come due amanti.
Anche Thor è figlio della Terra, chiamata Amica della Vita, e Odino stesso ne è il padre. Thor rappresenta la mente pensante, il confine ordinato tra le diverse realtà, che protegge la Terra e il genere umano dal caos del Mondo Esterno.
Odino continua a presentarsi come trinità anche in altre vesti e, come Freya, si considera abbia numerosi nomi differenti. Il tema principale della trinità è quello di Spirito, Passione e Pensiero come la triplice natura della mente stessa. Odino e gli Asi, credo, rappresentino questa trinità. Passione e Pensiero (ragione) sono figli della Terra, ma in fondo sono legati a quella parte della mente che è sempre trascendente: lo Spirito.
Le Ásyniur: le Asi femminili
Qualcuno potrebbe chiedersi cosa possiamo dire delle divinità femminili degli Asi. In effetti in origine non ce n’erano. Le divinità femminili, che sono mogli degli Asi, o appaiono senza spiegazioni oppure si dice che arrivino da “fuori”. Anche la madre degli Asi, Besla, è una gigantessa.
Comunque, le Asi diventano le controparti dei propri uomini. Bragi, dio della Poesia, è sposato con la Dea dell’eterno rinnovamento della giovinezza. Thor, che governa l’atmosfera di aria e fulmini, che proteggono la Terra come i pensieri proteggono il mondo conosciuto, è sposato con la Dea dai capelli come fili d’Oro – a prescindere che essi si riferiscano al fulmine, ai raggi del sole o alle messi della Terra o a qualunque altra cosa.
Odino è sposato con Frigg, il cui nome significa “Amata”. Proprio come il nome di lui può significare Estasi (o Furia o Invasamento), anche lei ha un secondo nome, Hlín, che significa “Pacifica” o “Mite”. Proprio come il nome di lui potrebbe significare La Poesia, ella ha un terzo nome, Saga, che significa La Storia.
Le Asi femminili rappresentano quello a cui i loro uomini sono devoti o complementari come: la Passione alla Giovinezza, l’Estasi alla Calma, la Poesia al Racconto, lo Spirito all’Amore.
I Vani: divinità del Movimento, dell’Energia e della Vibrazione
Diamo un’occhiata alle divinità Vani. Tra loro certamente c’erano donne, e alcune anche di una certa importanza, ma soltanto Freya e la sorella/moglie di Njordr vengono realmente menzionate. I maschi dei Vani sono collegati al movimento delle forze naturali: pioggia, vento, luce del sole, onde.
Un dio Vani, Heimdallr, porta un nome che significa semplicemente “Grande Mondo”. Secondo alcuni studiosi, egli è la grande figura unificante citata nel “Canto della Lupa”, il gigante che semplicemente _è_ l’universo, e al quale siamo tutti connessi. Egli è un Vani e il suo potere è quello di ascoltare e guardare tutto ciò che accade. Alla fine del tempo, soffierà nel grande corno risuonante del ricordo.
Le donne Vani sono collegate alle arti occulte ed esoteriche come la magia, la conoscenza del destino e i misteri della morte.
La duplice funzione: Ricercare ed Essere
Sembrerebbe che gli Asi rappresentino, nel mito, la condizione della mente umana nella sua triplice ricerca della conoscenza. Questa sete di conoscenza è, in effetti, ciò che caratterizza Odino, Loki e Thor. Tutti loro viaggiano ampiamente. I tre rappresentano i tre aspetti della nostra condizione, la spirituale, la passionale e la creativa e la mente razionale, il pensiero o la ragione.
Nel nostro mondo noi poniamo la razionalità al primo posto ed è interessante notare come i poemi norreni sembrino avere grande rispetto sia per lo spirito che per la passione, mentre si prendono continuamente gioco della ragione (Thor), che viene ridicolizzato volta dopo volta. Tutte queste componenti lavorano in maniere differenti, ma è l’ultima ad avere sempre le maggiori difficoltà. Esse dipendono comunque l’una dall’altra.
I Vani, d’altra parte, rappresentano qualcosa di diverso. Sembrano, principalmente e in primo luogo, rappresentare il movimento, l’esistenza stessa, forse, in effetti semplicemente rappresentano il mondo e le sue forze. Il mondo, comunque, non è solo una cosa, è un essere vivente, una parte di tutti e la fonte di tutto. Esso ascolta con intensità tutto quanto, ma _è_ anche il suono di ogni cosa.
Non c’è, in questo senso, una chiara divisione tra i Vani e i giganti collegati alle energie primordiali dell’universo, in particolare i venti e le onde – le energie del movimento. I Vani si distinguono dai giganti solo perchè sembra abbiano maggior aderenza per la legge civilizzata e l’ordine, per tenere le cose insieme, stando così dalla parte degli Asi.
Valicando i confini: l’Anima Femminile
Ci sono numerosi esseri femminili, gigantesse, norne , valchirie, dee – ma tutte sono raccolte sotto il nome collettivo di dísir – ed esse in effetti venivano cultuate come collettivo! Il collettivo delle dísir è raccolto sotto la figura della Dís, generalmente identificata come Freya, la Signora.
Gli esseri femminili trascendevano i confini tra i diversi mondi. Si presentavano nella stessa gamma di ruoli in ogni mondo, che fosse il mondo degli Asi, dei Vani o quello dei giganti. Erano sempre loro le iniziatrici, le insegnanti, le guide e le consacratrici. Sono, in effetti, i Destini [“the fates” nel testo originale, ndt] che conoscono lo scopo segreto di ogni cosa. I Destini, come spiegato da Snorri, non erano solo un trio di donne che vivevano alle radici dell’albero del mondo: ogni individuo, che fosse uomo o donna, aveva un destino personale che lo/la seguiva lungo tutta la sua vita, intimamente connesso all’anima individuale.
In effetti, siccome c’erano diversi tipi di anime, la dea del destino di ogni individuo poteva certamente rappresentare ciò che è eterno, ciò che sopravvive di vita in vita. È lei a filare il destino personale dell’individuo sulla base di quanto è “sveglia”. Queste donne destino-anima individuali sono, alla fin fine, aspetti del Destino nel senso originale del termine, la Signora.
Come sotto così è sopra, e gli Asi e Vani maschili hanno anch’essi le loro dee del destino – le loro cosiddette mogli. Esse possono anche essere descritte come controparti dei loro mariti, mettendo in evidenza l’equilibrio ideale, ma anche l’amata Frigg stessa è promotrice del destino.
Laddove le forze maschili possono rappresentare la mente, come nel caso degli Asi, o la natura coltivata e controllata nel caso dei Vani, le forze femminili rappresentano qualcos’altro, qualcosa di nascosto e misterioso, seppure da svelare – il segreto dei destini- sia nel mondo che nell’individuo.
Dobbiamo renderci conto, quando leggiamo la mitologia Norrena, che il genere conta – ad un certo livello un personaggio femminile rappresenta sempre l’eterna anima-destino di un dio o di un individuo laddove un personaggio maschile rappresenta sempre la trinità di mente mortale, spirito personale e corpo materiale-.
Prima di reagire a queste classificazioni di genere fermatevi a pensare: questo non ha niente a che vedere con le donne e gli uomini comunemente intesi. L’antica poesia norrena è puramente metaforica: le Edda si occupano di raccontare la storia di un apprendimento individuale e il genere viene utilizzato, come ogni altro attributo, come simbolo di qualcosa allo scopo di portare un messaggio.
Le forze maschili e femminili dell’antico cosmo norreno non rappresentano gli uomini contro le donne: rappresentano i differenti aspetti, tra i quali quello del genere, che si trovano all’interno di ogni essere umano completo a prescindere dal genere o dal sesso. Siamo tutti Odino, siamo tutti Thor, Loki e Freya – in tutte le loro forme e allo stesso tempo.
La guerra e la Tregua
La guerra tra i maschi Asi e i maschi Vani viene risolta con una tregua. I Vani, aiutati dalla magia delle loro donne, stavano per distruggere la fortezza degli Asi quando al genio di turno viene un’idea grandiosa: diventiamo amici e scambiamoci i servizi!
Gli Asi offrirono ai Vani un uomo molto saggio e un re carismatico, ma svanito. Il re svanito non è sempre stato così privo di idee: infatti il suo nome era Hœnir, ed era colui che donò la ragione al genere umano. I Vani dal canto loro offrirono il potente terzetto formato da Njordr, Freyr e Freya.
Non ci viene data una spiegazione sulle cause della guerra. Sappiamo solo che era intimamente collegata al precedente rogo di Gullveig/Freya e che Odino fece iniziare la guerra dopo aver osservato le sue prove. Il risultato è che Freya giunge ad Asgardr e secondo Snorri è certamente lei ad insegnare l’arte del Seidr ad Odino.
La mia ipotesi è che alla fine questo fosse l’obiettivo originario della guerra.
La Saggezza Divina fluisce nel Mondo
L’unione delle due tribù fu suggellata dalla creazione di Kvasir, un essere che consisteva dell’essenza divina di Asi e Vani. Egli venne creato come si crea una bevanda – essendo la bevanda sacra un simbolo importante della saggezza divina e della consacrazione. Egli venne mandato nel mondo, composto di pura conoscenza e saggezza, e chiunque volesse sapere qualcosa doveva solo chiedergliela.
L’unione tra le tribù, di fatto l’unione di Odino e Freya, dello spirito personale maschile e dell’eterna anima-destino femminile, significò la manifestazione dell’essenza della saggezza. Ciò ha un eco nel matrimonio tra Odino e Frigga, tra Spirito e Amore: Essi ebbero un figlio, Balder (da Breidablik) il cui nome significa Coraggio dell’Ampia Visione. Egli era sposato con Nanna Neptrsdottir, Figlia dell’Anello, un’immagine che rimanda alla completezza. La saggezza divina fluiva liberamente nel mondo, a disposizione di chiunque la cercasse.
Il monopolio della Saggezza e la morte di Balder
Secondo alcuni nani, nessuno era abbastanza intelligente per poter chiedere la saggezza a Kvasir. I due nani erano chiamati Fialar e Galar, nomi che ci fanno pensare a sacerdoti pagani a causa della loro allusione a “Cantori di incantesimi” (gala significa “intonare” un in-canto). Essi catturarono Kvasir e lo uccisero travasando la sua essenza divina in tre calderoni che nascosero al resto del mondo. L’immagine di una classe sacerdotale che monopolizza la saggezza divina è forte in questo mito. Quando i nani muoiono i tre calderoni della saggezza vengono portati nel regno dei morti, invisibili a dei ed esseri umani. La saggezza non circola più liberamente per il mondo concessa a chiunque la voglia!
La storia ha un eco nella morte di Balder. Proprio come Kvasir fu ucciso perché alcune persone erano gelose della saggezza, così Balder dall’Ampia Visione fu ucciso da Hödr il Cieco, “Conflitto Cieco”, la cui mira fu guidata da Loki follemente geloso. Proprio come Kvasir divenne tre calderoni nascosti, da una gigantessa, nel Mondo di Sotto, Balder e sua moglie dimorano con i loro sacri anelli nel regno di sotto, custodito da Hel, che custodisce anche i calderoni sotto pesanti scudi.
La sacra bevanda del mondo infero
Le storie di come Kvasir e Balder morirono si fanno vicendevolmente eco. Entrambe riportano come la saggezza divina venne monopolizzata e nascosta al mondo. Coraggio dall’Ampia Visione e sua moglie Completezza non erano più presenti nel mondo – Conflitto Cieco, guidato da Gelosia, aveva trionfato. La Saggezza Divina non fluiva più liberamente nel mondo, pronta per essere raccolta da chiunque la chiedesse. Questi sono la grande tragedia e il dramma dell’antica mitologia nordica poiché da questo momento in poi dei e uomini, in egual misura, devono lottare per le proprie vite così da ricordare le antiche rivelazioni, ciò che l’unione tra spirito e amore, l’individuale e l’eterno, avevano portato.
La ricerca di questa saggezza, di questa conoscenza, deve ora perseguita nel Mondo Infero, simboleggiata come una bevanda sacra, coperta dagli scudi nel regno di Hel, custodita dall’orchessa oscura, l’aspetto distruttivo del fato eterno.
È questa ricerca ad essere il tema principale dell’antica mitologia norrena così come è presentato nell’Edda poetica. Nel capitolo “Hanging the Sorcerer – the Initiation of Odin”, è possibile leggere di più su questa ricerca, incitata dal Dio Appeso, il poeta stesso.
(Si ringrazia l’autrice, la dottoressa Maria Kvilhaug, per l’autorizzazione alla traduzione e per la concessione nella pubblicazione della stessa. È vietata la riproduzione e ripubblicazione senza il consenso di Oroscopodelmese.it . Ogni trasgressione sarà perseguita a norma di legge.
Maria Kvilhaug approfondisce questi ed altri temi sulla piattaforma Patreon. Rimandiamo quindi al profilo di Maria Kvilhaug su Patreon.com. Il testo originale dell’articolo è visionabile nel suo Blog)
Maria Kvilhaig (1975- ) è autrice di “The Seed of Yggdrasill”, “The Maiden With The Mead” e della serie “Blade Honer” tra i numerosi altri articoli e video che cura periodicamente e che sono disponibili nel suo Patreon.com. La maggior parte dei suoi lavori derivano dal suo background accademico dal punto di vista storico, culturale, linguistico e religioso della Scandinavia pre-cristiana.