Horror vacui.
Questo è il nome di ciò che stiamo sperimentando in questa particolare parentesi storica.
Terrore del vuoto.
Terrore del non so.
Terrore del non potere.
Terrore dell’assenza di senso e spiegazioni che diano un quadro sicuro in cui muoversi.
La teoria del proprio mondo è andata in frantumi e quello che resta sono frammenti, schegge, gusci che non potranno più ricomporsi perché hanno adempiuto la loro funzione.
Dov’è la luce che vi era contenuta?
Questa esperienza collettiva ci dimostra una volta di più che non è necessario essere sospesi nello spazio per sentire questo vuoto.
Vuoto è rendersi conto che tutti gli schemi, tutti i riferimenti che si avevano, la propria teoria del Mondo appunto, non regge più, non basta.
Ci stiamo, finalmente direbbe qualcuno, confrontando con uno dei limiti del pensiero, con la Soglia suprema oltre la quale non possiamo presagire niente perché lì ci sono azioni che non conosciamo.
“Che rabbia… rabbia rabbia rabbia! Si muove una rabbia infinita.”
Ci hanno illuso che la religio Scienza avesse tutte le spiegazioni, avesse le risposte a tutte le domande, avesse tutti i quadri dell’immaginazione sotto controllo, che fosse sufficiente avere fede in chi sa.
Siamo stati disposti a costruire altari e offerte a déi sordi e distanti e siamo stati disposti a pagarlo con pezzi di anima, con le briciole di pane che come Pollicini ci avrebbero portato fuori dalla foresta.
Abbiamo tutti, in maniera diversa, puntato sul cavallo vincente e dimenticato la dimensione interiore.
Le tradizioni iniziatiche silenziose hanno continuato a sussurrare: il mistero si alimenta dell’horror vacui.
Il miste, l’aspirante, chiede l’accesso al mistero.
“Io non so. Io non posso. Io riconosco quello che c’è di più grande.”
La realtà scricchiola, non regge.
La nave, fatta di giunchi resistenti, che abbiamo costruito per la grande traversata (qualcuno ricorda per andare dove? Andare ….) fa acqua, le ali di cera che abbiano ideato si sciolgono. Quanto si può volare in alto?
A cosa è servito che ci affidassimo alla scienza dei sacerdoti televisivi che per anni ci hanno insegnato l’esercizio del pensiero critico se poi quello che ci resta è quella sensazione indicibile che monta dal basso?
Il grande rettile, il drago degli abissi… chi sarà?
Siamo pervasi dal terrore, ormai siamo tutt’uno con esso.
Non ci sono risposte, il virus cos’è? Ci sarà un senso?
Horror vacui.
Si ode l’altra voce, un altro rischio si affaccia.
“No! Riprenderò il controllo, quel vuoto che non si riempie lo riempirò io, lotterò io e mi opporrò io contro chi mi vuole schiavo.
Io non sarò schiavo!
Schiumo, urlo, piango, mi dispero: qualcuno mi dia una risposta, che mi venga fatto dono di un senso che non sono in grado di rintracciare!
Mi opporrò alla reclusione… non è vero niente!
Ci avete mentito!
Ci avete tenuto nascoste le cose!
Disubbidirò, non mi chiuderò in reclusione!
Non vi crederò più, padri, non mi affiderò più e metterò in dubbio tutto quello che dite.
Madri, non credo nemmeno a voi!
Sono solo!
Brutti, brutto cattivi. Mi avete tolto il gioco e il godimento nel mio sonno e io lo rivoglio.
Sadici!
Non è vero, il virus non esiste. Voi non esistete, siete fumo. Il virus non c’è, state facendo tutto questo per impedire il mio godimento e io lo rivoglio! Io esigo: voglio, comando e posso!
Batto mani e piedi, urlo e convincerò mille altri che come me usciranno in strada a cercare questo nemico. No c’è, vi dico, non c’è… perché se ci fosse… No, non c’è! Perché se ci fosse dovrei fare i conti con il terrore di non sapere. Non so. E piango. Ho paura. Non so.
Cielo! Rivelati!
Mefistofele, dove sei? Non girare in tondo. Qual è la conoscenza salvifica! Dacci una salvezza! Una risposta. Sono disposto a darti tutto, ma dammi una zattera su questo oceano imponente prima che mi risucchi.”
La domanda contiene la risposta: l’horror vacui è ciò che non possiamo fuggire. Possiamo galleggiare e accettare che il Cielo superiore, le acque di sopra con milioni di stelle, non siano diverse dal Cielo di sotto con milioni di pesci e creature.
Sopra e sotto e il vuoto e il mistero che si apre.
Irene Zanier© copyright
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