Il segno dell’Ariete: lo scontro è incontro

Arriva la Primavera, la temperatura si alza e i raggi solari trascinano la vegetazione fuori dalla crosta terrestre, richiamando gli animali da terre lontane o svegliandoli dal letargo.

Lo spettacolo che si offre ai sensi è maestoso e delicato, dentro di noi si risvegliano i processi ormonali mentre alle orecchie giunge una colonna sonora fatta del canto di miriadi di uccelli in amore. Così, incantati da questa romantica atmosfera, rischiamo di dimenticare che ognuno di quei graziosi volatili dalle splendide capacità canore è in realtà un piccolo guerriero che proclama la propria sovranità sull’ambiente circostante (Jordan Peterson – 12 Regole per la vita).
È proprio così, la natura a volte può anche apparire soave e accogliente, ma è al contempo anche spietata. La Primavera – o Yang di Yang secondo Dane Rudhyar abbraccia i segni di Ariete, Toro e Gemelli  e questi tre segni, ognuno a modo suo, rappresentano la capacità di messa a terra di processi interiori segreti e il conseguente confronto con la realtà oggettiva: per superarla al meglio bisognerà mettersi in discussione e imparare a relazionarsi con gli eventi da una prospettiva più autentica, così da elaborare dentro di noi la realtà per quella che è – prima di metterla in atto.

L’Ariete, primo segno Cardinale e di Fuoco, rappresenta il primo coraggioso ed esplosivo passo da parte dell’individuale Yang per uscire dal collettivo Yin, rappresentato dall’Inverno e dai Pesci. Muovendosi nell’individuale e bramando il distacco dal collettivo che lo vorrebbe inglobare, pensare prima di agire  -posticipando quindi l’azione- non è mai semplice per il Segno che, tramite Marte in domicilio e il Sole in esaltazione, ci invita a esprimere senza mezzi termini ciò che riteniamo essere la verità così da creare un nostro spazio nel quale poter agire ed evolverci liberamente.
Per questo motivo chi nasce Ariete non ama i legami troppo stretti, neanche quelli familiari, perché la sua natura lo spinge a ritagliarsi un proprio spazio.

Il suo entusiasmo è contagioso: le persone lo avvicinano e lo prendono ad esempio perché ha l’aria di essere un tipo originale, anche se magari non fa niente per scioccare. È estremamente onesto e generoso, pronto a spendere liberamente ma anche meticoloso nello scegliere l’oggetto del suo investimento. Ha l’anima del tuttofare perché è rapido a trovare soluzioni pratiche e velocemente attuabili, ma se il lavoro richiede più dedizione e risorse di quelle che può fornire da solo è facile che abbandoni tutto con repulsione: uno dei limiti che l’Ariete deve superare è infatti la mancanza di costanza e perseveranza per completare quello che ha iniziato, specie se questo completamento comporta fatica. È intensamente pragmatico quando si impegna in qualcosa che gli capita di conoscere, ma anche in questo caso ha scarsa resistenza contro le avversità.

Se la sua natura è estremamente fuori controllo da un lato possiamo trovare l’irrequieto e testardo ariete da guerra, che sfonda ogni barriera ma poi viene gettato via, mentre dall’altro lato possiamo anche scoprire, con una certa sorpresa, la placida pecora in balia degli eventi. In entrambi i casi è necessario che l’energia dell’Ariete sia sempre messa a disposizione di una causa e mai abusata, anche se difficilmente questi riesce a trovare da solo una ragione per cui lottare.

Aleister Crowley vede nel Segno qualcosa del soldato di cavalleria, ma dalla descrizione che ne fa sarebbe altrettanto opportuno paragonarlo al kamikaze: agisce con potenza e rapidità ma non ha controllo e durata. Ottimo come semplice militare, ma come comandante è spesso tirannico: non perché abbia un’indole crudele, ma perché la sua priorità sembra essere quella di voler adattare a tutti i costi la realtà alle proprie esigenze. Perciò può diventare un abile maestro dell’espediente, ed è spesso sprezzante verso le malattie o gli incidenti perché è scioccato dall’idea della morte; questo lo conduce in molti casi ad accettare un’autorità che lo rassicuri con l’idea della vita eterna.

Indubbiamente ha bisogno di sviluppare la capacità di contenimento e controllo, o anche di essere controllato, perché gli appetiti e le passioni sono a volte eccessivi. Inoltre tende a essere un inguaribile ottimista, perciò può mettersi nei guai prendendo delle scelte senza preoccuparsi troppo delle conseguenze, in affari così come in amore. Il problema è che riesce a pensare a una sola cosa per volta e perlopiù non è un pensatore originale, tuttavia potrebbe ritenere di esserlo fino al punto di diventare testardo e chiuso riguardo le proprie credenze.

Il potere dell’Ariete e la costanza del Porcospino

Il Segno è legato all’Arcano maggiore dei Tarocchi “L’Imperatore” al quale abbiamo accennato quando ho parlato dell’Acquario a causa del cambio di attribuzione della lettera ebraica Tzaddi, passata dalla Stella all’Imperatore nell’interpretazione di Aleister Crowley.

Per quanto Tzaddi sia una lettera che allude all’autorità del giusto, tale autorità implica sempre un certo livello di imposizione; così l’entrata del Sole in Ariete sancisce l’inizio della lotta per il controllo del territorio, per la conquista del posto migliore nella gerarchia. E poiché tutto in natura è organizzato secondo strutture gerarchiche, non ultimo il nostro sistema nervoso e quindi i nostri pensieri, anche all’interno di ogni individuo scoppia la battaglia per la riorganizzazione delle priorità.

Per cultura siamo stati abituati a vedere lo scontro come qualcosa da cui rifuggire, ma per essere liberi di pensare dobbiamo correre il rischio di essere offensivi e rifiutati, solo in tal modo saremo in grado di creare la nostra base d’appoggio stabile (sottraendola in certi casi al perdente). E questo è ciò che l’Ariete in fondo sa molto bene. Proprio come un uccellino che combatte per il dominio del territorio, nel quale potrà vivere e riprodursi, chiunque sia toccato da questo processo tenta di conquistare il proprio spazio di espressione lottando contro le pressioni della collettività. Per esempio il principio del Politically Correct – che ha caratteristiche Bilancia, opposta ad Ariete – sta finalmente diventando un valore condiviso, tuttavia ci stiamo anche gradualmente rendendo conto di come il suo abuso potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio e un possibile strumento dittatoriale nel momento in cui venisse imposto, contrapponendosi proprio a quel diritto di essere “offensivi” che è cardine della libertà di pensiero e di espressione.

Tale perpetuo scontro con il collettivo è un monito costante nella vita dell’uomo civilizzato perché questi si trova ora ad un punto di svolta rispetto alla propria storia, in quanto la formazione stessa della società lo ha condotto – almeno in principio – al distacco dallo spirito di gruppo, all’individualismo. Nonostante l’essere umano abbia bisogno di relazionarsi col prossimo, tuttavia osserviamo che più si avvicina all’altro più risente dell’influenza del suo campo vitale e corre il rischio di restarne ferito, o di ferire a sua volta; questo ci ricorda la parabola del Dilemma del porcospino, ideata da Schopenhauer per descrivere la società e ripresa da Freud in chiave psicoanalitica:

Il porcospino voleva scaldarsi col proprio simile, ma ogni volta entrambi si pungevano con gli aculei dell’altro e dovevano allontanarsi; giorno dopo giorno il problema si ripresentava da capo, ma ogni volta in compenso era sempre più facile trovare la posizione adatta perché i due avevano diligentemente acquisito maestria nei movimenti. Solo col tempo e con la dedizione furono finalmente in grado di trovare l’incastro perfetto e poterono farsi una notte di sonno al calduccio.

Il conflitto e il dolore sono una realtà da cui non possiamo fuggire, ciò che possiamo fare è imparare ad utilizzarli come un’esortazione al miglioramento costante di noi stessi, del nostro ambiente e della società in toto. Così anche lo scontro, quando motivato da intenti costruttivi e svolto secondo regole stabilite di comune accordo, può costituire un fondamento del dialogo; ovviamente questo comporta comunque delle responsabilità in quanto ci può porre in rapporto conflittuale con ciò che ci circonda, per questo dobbiamo sempre tenere conto del prossimo quale nostro dato oggettivo di realtà.

Il problema è che chiunque metta in atto questo processo marziale corre il rischio di cadere nell’estremismo fanatico dell’adolescente, perciò prima di sguainare la spada dovrebbe sempre tenere a mente che non si tratta di una guerra ma di un corteggiamento spietato, o per meglio dire di un dialogo appassionato tra individui che aspirano a comprendersi a vicenda.

A grandi poteri corrispondono grandi responsabilità

Qualsiasi siano gli strumenti con cui si combatte, attenzione allora a non diventare dipendenti dall’arroganza in caso di successo e non ritrovarci schiavi del risentimento nella disfatta. Entrambe queste reazioni infatti possono indurre uno stato mentale in cui si ha la tentazione di imporre la nostra legge sull’altro e sul mondo intero, ma questo è accettabile solo quando avviene spontaneamente, come per un fenomeno di imprinting, grazie all’ammirazione.

L’uovo vergine deve essere rotto per essere fertilizzato. Paura e repulsione sono le reazioni primarie all’assalto. Quindi, con la comprensione del piano completo, una resa volontaria si rallegra di cooperare.” (Aleister Crowley – Liber Thoth). 

È solo l’ammirazione a causare la resa volontaria delle barriere psichiche di colui che la prova – riprogrammando i suoi schemi di comportamento a immagine di quelli del vincitore – ma la vittoria o la sconfitta dipendono dall’aver applicato o meno la Giusta quantità e qualità di forza, nel Giusto modo, sul Giusto oggetto, nient’altro.

Ricordiamoci quindi che aver vinto non significa avere ragione e soprattutto non ci dà il diritto di rivalerci sull’avversario nel caso in cui questo interrompa le ostilità. Non si può forzare il mondo ad accettare la nostra legge, esso deve accoglierla come l’Amata/o fa con l’Amante: volontariamente e con una certa quantità di bramosia; quando questo processo viene forzato l’Imperatore diventa il Dittatore.

Perciò, qualunque sia l’ideologia dominante, è cruciale che venga sempre mantenuto il diritto a dissentire e che sia lasciata a ogni individuo la libertà di rendere volontariamente le proprie barriere oppure non farlo. 

Il noto cabalista rabbino Isaac Luria (1534-1572) sostenne che perfino Dio creò il mondo con un atto di Tzimtzum una resa o una contrazione volontaria – al fine di fare spazio alla propria creazione. Poiché Tzimtzum inizia con la lettera Tzaddi, Luria ha pensato che il primo agente creativo fosse un atto di umiliazione volontaria (sacrificio) del Creatore. È un concetto paradossale, poiché se da un lato Dio non si limitasse, nulla potrebbe esistere e tutto sarebbe sopraffatto dalla totalità di Dio. Ma d’altra parte, Egli sostiene perpetuamente l’universo creato. Dal punto di vista umano questo significa rendersi meno per rendere gli altri (o se stessi) di più.

L’Ariete tende a riempire la propria mente con l’ambizione di compiere imprese ardite e originali, ma non comprende il valore di un’operazione che si protrae per un lungo periodo, anzi deride coloro che invece concepiscono abitualmente le cose in questa maniera (ad esempio il Capricorno, ultimo segno Cardinale e di Terra). Eppure, ciò che deve comprendere è che l’unico modo in cui può realizzarsi è imparando il valore della meticolosità e dell’impegno costante protratti nel tempo, limitando cioè la propria essenza esplosiva come Dio nello Tzimtzum.

Il modo migliore per educarlo a usare le proprie qualità al meglio è lasciare che esso impari da solo che il fuoco brucia, che ogni azione richiede una presa di responsabilità. Addestrarsi a questo, con spirito umile, non solo lo può aiutare ad affermarsi meglio nel concreto, ma lo cura anche dalla fastidiosa tendenza al sovraffaticamento sia fisico che mentale.

Per questo non deve mai farsi dominare dall’arroganza: In medio stat virtus! Non è affatto facile, sia chiaro, anzi è forse l’atto eroico per eccellenza, perciò per affrontare al meglio ogni contesa, facendo tesoro delle vittorie così come delle sconfitte – sia l’Ariete che tutti noi – siamo chiamati a incarnare giorno per giorno il tipo di eroe che più ammiriamo: per dare l’esempio a noi stessi e a chi ci circonda, poiché nulla si può insegnare o imparare davvero se non tramite l’esempio.

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